sabato 23 luglio 2011

L'aquila e l'apoteosi

Il rito dell'apoteosi imperiale romana è la testimonianza dell'aderenza della romanità all'ideale olimpico.
Nel rito propio il volo di un'aquila dalla pila funeraria simboleggia il trapasso allo stato di "dio" dell'anima
dell'imperatore morto.Ricordiamoci in questo rito,ripetuto sull'esempio di quello originario celebrato alla morte di augusto.Il corpo dell'imperatore morto veniva racchiuso in una bara coperta di porpora,portata da
una lettiga d'oro e d'avorio.Veniva deposto sopra una pira costituita al campo di marte e circondata da sacerdoti.Si svolgeva allora la cosidetta decursio: dato fuoco alla pira,un'aquila si liberava dalle fiamme,e si pensava che in quell'istante l'anima del morto simbolicamente s'innalzasse verso le regioni celesti,per essere accolta fra gli olimpici.La decursio era la corsa di truppe,di cavalieri e di capi intorno alla pira dell'imperatore,
sulla quale essi gettavano le ricompense ricevute per il loro valore.In questo rito c'è un significato profondo: è
credenza aria e romana, che nei capi fosse la vera forza decisiva per la vittoria;non tanto nei capi come persona,quando nell'elemento sovranaturale,"olimpico"ad essi attribuito.Ecco perchè, nella cerimonia romana
del trionfo il duce vincitore assumeva i simboli del dio olimpico,di jupiter,e al tempio di questo dio andava a rimettere i lauri della vittoria,volendo con ciò esprimere il vero autore della vittoria,bendistinta dalla sua parte semplicemente umana.Nella  decursio aveniva una "remissione" analoga: i soldati e i capi restituivano le ricompense che ricordavano il loro coraggio e la loro forza vincitrice all'imperatore come a colui che nella sua potenzialità "olimpica",ora sul punto di liberarsi e di transumarsi,ne era stato la vera origine.

Nessun commento:

Posta un commento